la storia |
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"Studi di
estetica" venne fondata nel 1973 da Luciano Anceschi col
sottotitolo: Bollettino annuale della sezione di estetica dell'istituto
di filosofia dell'Università di Bologna. Vi facevano capo sia quattro
insegnamenti di Estetica (di Filosofia, del Dams, di Scienze della
Formazione e di Lingue), sia quelli collaterali di Storia della critica,
di Poetica e retorica e di Psicologia dell'arte.
La caratterizzazione accademica e scientifica propria di "Studi di estetica" è stata tale da favorire negli anni l'attivo confronto con altre scuole di pensiero. Alla rivista hanno infatti collaborato studiosi italiani e stranieri, critici, letterati, e uomini di cultura di varie tendenze. |
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Dalla sua
fondazione avvenuta nel 1973 (ma di fatto il primo fascicolo fu
pubblicato solo nel '76) fino a tutto il 2013 sono usciti 68
numeri di Studi di estetica suddivisi in 3 "serie" per un totale di
oltre 15.000 pagine.
Nella Prima serie (1973-81), totalmente autogestita (la diffusione avveniva solo in forma di omaggi e scambi) e caratterizzata da periodicità annuale, apparvero 6 numeri (di cui 1 doppio e 1 triplo). ![]() Il Comitato di redazione era composto da L. Anceschi, P. Bagni, R. Barilli, D. Bertocchi, F. Curi, G. Guglielmi, E. Mattioli, M. Mizzau, R. Pajano, L. Rossi, E. Scolari, P. Valesio. Collaboravano M. Artioli, R. Barbolini, S. Benassi, F. Bollino, C. Colombati, G. Conte, E. Cavazzoni, A. De Paz, D. Drudi, S. Ferrari C. Gentili, R. Milani, L. Rampello, A. Serra, L. Vetri, P. Serra Zanetti, I. Zaffagnini, R. Zoni. Segretari di redazione erano L. Nanni e L. Vetri. Dal n. 3 (1976) la Segreteria di redazione veniva sostituita da un gruppo di redattori: S. Benassi, F. Bollino, C. Gentili, A. Serra, L. Vetri. Nella Seconda serie (1982-1989), gestita editorialmente dalla casa Mucchi di Modena e caratterizzata da periodicità semestrale, sono usciti 15 numeri (di cui 3 doppi). Per ciò che concerne l'articolazione interna dei materiali pubblicati, occorre precisare che mentre nella "Prima serie" venivano pubblicati solo Saggi, anche di notevole ampiezza, nella "Seconda" compaiono due nuovi settori, uno di Note e uno di Recensioni. A partire dal n. 2 (1983), inoltre, nel sottotitolo della rivista è comparsa la dizione "dipartimento di filosofia" al posto di "istituto di filosofia". Il nuovo assetto redazionale vedeva la nomina di L. Rossi a Vice direttore, mentre la Redazione era composta da P. Bagni, F. Bollino, E. Mattioli, L. Nanni, E. Scolari, A. Serra. In segreteria entravano S. Benassi e C. Gentili. Dal n. 3 (1983) F. Bollino assunse l'incarico di Redattore capo. ![]() Nella Terza serie (1990-2013) vengono pubblicati a tutto il 2013 48 numeri. La periodicità è semestrale. ![]() Dal 1993 viene pubblicata dall'Editrice CLUEB di Bologna. Col numero 15 del 1997 si inaugura la nuova linea grafica del fascicolo (formato, copertina, colori) in collaborazione con lo studio di graphic design Maiarelli & Rathkopf (oggi Studio Maiarelli, N.Y.).
Il numero è inoltre arricchito da una sovracopertina dedicata ad Anceschi.
Al 2013 il Comitato scientifico è costituito da: Renato Barilli, Andrea Battistini, Andrea
Calzolari, Fausto Curi, Elio Franzini, Giuseppe Di Giacomo, Vita Fortunati, Carlo Gentili, Emilio Hidalgo-Serna, José Jiménez, Marco Macciantelli, Martin Rueff, Baldine Saint
Redattori della rivista sono: Simona Chiodo (coord.), Riccardo Campi, Alessandra Corbelli, Rita Messori, Alessandro Nannini. A partire dal 1994 Fernando Bollino ha assunto l'incarico di Direttore responsabile. |
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Fra gli autori
che hanno scritto su "Studi di estetica" citiamo:
Guido ALMANSI |
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dal numero 2, 1990 |
" Ho
qui sott'occhio il fascicolo degli «Indici » di una rivista a
periodicità annuale, organo della « Societé française d'étude
du dix-huitième siècle», che ho consultato (insieme con gli «Indici»
del verri) nella speranza
di ricavare qualche utile suggerimento sul modo di impostare e
articolare il presente lavoro. Grosse novità, rispetto a ciò che
già avevo in mente, non ne ho trovate (c'è, però, un utilissimo
« Index des auteurs cités », messo a punto da un'équipe di
cinque studiosi, che mi sarebbe piaciuto emulare), ma un particolare
mi ha un po' sorpreso: che il curatore (Roland Desné, uno studioso
che gli specialisti di cose settecentesche conoscono bene),
presentando il suddetto fascicolo, e a riprova dello «sviluppo e
dell'arricchimento » della sua rivista, abbia voluto subito,
intendo proprio in apertura, fornire una serie di dati meramente
quantitativi: tot numero di pagine stampate, loro incremento nel
tempo, tot numero di articoli, di recensioni..., insomma quasi un
bilancio da capitano d'industria ai suoi azionisti. Nessuno
scandalo, per carità. Mala cosa mi ha fatto venire in mente una
frase «lapidaria» (di quelle, per intenderci, che ci si immagina
circolanti in qualche mitico «salotto buono » del capitalismo
italiano) pronunciata da uno che, nel ramo, pare essere dei più
competenti: « le azioni non si contano, si pesano». Confesso, ma
forse sono i soliti scherzi dei meccanismi analogici, che mi
affascina l'idea di una trasposizione di tale massima all'ambito
delle pubblicazioni scientifiche, in generale, anche se temo che
qualcuno, impermeabile alla metafora, sarà tentato di sostituire la
bilancia al pallottoliere.
Un altro criterio, diciamo così «esterno», per valutare il successo se non il «peso» di una rivista, può essere dato dalla sua diffusione, dal numero di copie vendute. E, per questo aspetto, il bilancio di Studi di estetica non sembrerebbe davvero esaltante visto che la diffusione media si è aggirata sulle 200 copie (con qualche punta assai più vistosa per certi numeri monografici). Ma qui viene in aiuto una polemica
considerazione svolta da Umberto Eco in una delle sue Bustine
di minerva contro la voga di commisurare, se ricordo bene,
l'importanza di una determinata opera con il numero di copie vendute.
È una questione di target, come
si dice. Conforta il fatto che Eco citi proprio una rivista
specialistica da lui fondata e diretta, ossia versus, per rivendicare la «giustezza» di una diffusione di «sole»
trecento copie (più o meno).
Ma forse divago; e dunque per tornare più
strettamente al mio compito, che è qui di illustrare in breve la
storia e le caratteristiche di Studi
di estetica mediante anche la messa a punto di uno «strumento»
utile alla sua consultazione, mi ritrovo proprio a dover fornire
alcuni dati essenziali.
intende essere l'inizio di una
attività coordinata se
Certo, era prevedibile, anzi
previsto, che qui - essendo l'incontro incentrato sulla rivista «Studi
di estetica » - venisse in primo piano l'orientamento, senza dubbio
notevole del panorama italiano, della cosiddetta « nuova
fenomenologia critica », che si rifà alla filosofia e all'estetica
banfiana ed è stata sviluppata da Anceschi e dalla sua scuola Si deve
dire però che «Studi di estetica» non è affatto una rivista di
scuola, nel senso limitativo dell'espressione. Essa ha raccolto
finora, con grande spregiudicatezza, anche contributi di tutt'altro
orientamento. Ed è questa se si vuole, una sorta di verifica - almeno
a livello di costume culturale - della reale apertura teorizzata dalla
stessa «nuova fenomenologia critica». Non possiamo che esserne grati
al suo maestro... (2ns, 1982, p. 213).
Per altro, í temi affrontati
nell'esercizio concreto delle ricerche, pur nella possibilità di
svilupparsi in molte direzioni,
si articolavano, - scrive
Anceschi - secondo tre
Circa quest'ultimo punto, poco più
avanti Anceschi precisa che
la ricerca fenomenologica non rifiuterà
- e come potrebbe? - il piano storico della vita dell'estetica; ma
rifiuterà per certo ogni appiattimento storicistico dell'estetica
stessa, e soprattutto ogni identificazione dell'estetica con la storia
dell'estetica filosofica. In realtà, integrerà la storia
dell'estetica con quella - di pari dignità - delle poetiche, e con
tutti quegli aspetti della riflessione artistica che chiedono di esser
considerati, anche nei loro atti di relazioni con
Così, l'orizzonte metodologico sotteso
alle diverse ricerche
consente, anzi sollecita tutti i
recuperi interdisciplinari (retorica, filosofia, linguistica,
psicoanalisi, gli aspetti più severi e meno ovvi della
sociologia...), e tutte le relazioni con i campi vicini (storia
dell'arte, delle letterature, della musica, del teatro, del cinema...) (ibid., p. 19).
È questo, dunque, al tempo stesso, un
programma e un bilancio. Anche solo a una rapida scorsa, gli Indici di Studi di estetica potranno consentire al lettore avvertito di
verificare la sostanziale rispondenza dei temi trattati e di larga
parte dei materiali prodotti alle proposizioni di Anceschi. Ne fanno
fede, non da ultimo, i numeri a carattere tematico, volta a volta
dedicati alla nozione di poetica, ad una rilettura della kantiana Critica
del Giudizio, al nesso autonomia
ed eteronomia dell'arte, alla nozione di sublime, al problema dell'identità
dell'opera d'arte, oltre a due vere e proprie monografie
rispettivamente, su Charles Batteux e la storia
dell'estetica del settecento francese, l'una, su Roland Barthes, l'altra.
(La storia di una rivista, di questa
rivista, è un po' anche, certo, la storia personale di chi ci lavora
dentro, di ciascuno di noi, delle nostre molte mancanze e di qualche
tragica, non dimenticata, assenza). "
F.B.
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