30/2004
Studi di Estetica
III serie
anno XXXII, fasc. II

Fernando Bollino
Ai Lettori


Come molte riviste scientifiche consimili anche "Studi di estetica" ha dovuto e deve fare i conti con le difficoltà di vario ordine che oggi affliggono il mondo universita­rio italiano. Per certi versi, è nella fisiologia di questo tipo di pubblicazioni che - in assenza di un supporto istituzionale adeguato - la rivendicata, orgogliosa autonomia della testata resti affidata alla disponibilità volenterosa, ma inevitabilmente discontinua, dei singoli studiosi-redattori. Naturalmente, assumendoci tutte le responsabilità che ci com­pe­tono, ci scusiamo con i nostri lettori e con i nostri collaboratori per il ritardo nelle uscite, ritardo che contiamo di colmare nel più breve tempo possibile: sono in programma, fra l'altro, numeri importanti dedicati a Luciano Anceschi, e a Martin Heidegger. La lunga tradizione della rivista testimonia - crediamo - di una tenace capacità di presenza, di intervento e di analisi nel campo degli studi estetici che per parte nostra intendiamo preservare e rafforzare.

Il presente fascicolo di "Studi di estetica" offre ai Lettori alcuni saggi di sicuro spessore e interesse, in diverso modo traversati dal tema della modernità, nei suoi labili confini, una "modernità" intesa dunque, in senso lato, come semplice forma-categoria comprensiva (includente cioè i sottoinsiemi designati da vari prefissi, quali pre -, post -, meta -, trans - moderno , ecc.).

Henri Meschonnic, uno studioso molto presente nelle pagine della nostra rivista, non fa sconti: con lo stile argomentativo che gli è proprio chiama in causa, sia pure di scorcio, i rapporti fra poetica, critica, estetica, filosofia... La contestazione polemica di alcuni feticci teorici e ideologici del nostro tempo, a partire da quelli propagandati dalla moderna filosofia del linguaggio, fa da sfondo ad una disamina che procede quasi per lampi critici in ordine ad alcune tesi proprie dell' estetica detta analitica circa la definibilità dell'arte (secondo il criterio dell'intenzionalità e/o del valore, ad esempio), e della poesia in specie: "Una nuova forma di scolastica, tanto pomposa quanto rimbecillente, col suo pseudorigore farcito di truismi..." Di estetica analitica, per altro, la nostra rivista si è occupata da tempo, e su una linea, che ci caratterizza, di massima "apertura" metodologica, presentando al pubblico italiano scritti di Danto, Margolis, Genette... nonché pubblicando due fascicoli monografici accoppiati, Estetica analitica I-II (la cui seconda e definitiva redazione, dopo un pre-print a tiratura limitata, è attualmente in corso di stampa).

Anche i saggi di Fulvio Carmagnola e del giovane studioso catalano Ignasi Roviró Alemany, hanno a che fare con le problematiche del "moderno", estensivamente inteso. Carmagnola affronta con ampia docu­mentazione un tema in certo qual modo trans - storico , appunto, e di grande fascino, quello di un barocco immaginario che arriva fino alla narrazione cyberpunk e a film di culto come, ad esempio, lo straordinario Blade Runner di Ridley Scott o il più nuovo e forse troppo celebrato, ma emblematico, Matrix . "Il recente neobarocco cyber non ha più l'eleganza e la misura di Borges", è proliferante, ridondante, eccessivo, ecletticamente disinvolto, rivelando così una delle modalità di "passaggio dall' immaginazione produttiva moderna, teorizzata da Kant, all' immaginario fantasmatico e invasivo della post-modernità ".

Per parte sua, Roviró si occupa di un aspetto meno consueto del "moderno", ma già confortato, soprattutto fuori d'Italia, da una discreta bibliografia: la sua indagine verte, infatti, sull' estetica delle organizza­zioni , dove per organizzazione deve intendersi qualsiasi organismo (dunque anche un'azienda, un gruppo economico-industriale, un'amministrazione, e simili) orientato a ottenere un unico fine (materiale, psicologico, spirituale). Qui entrano in campo questioni e nozioni che l'estetica (anche "applicata") rivendica essere di propria pertinenza: l'idea di forma, ad esempio (l'estetica "deve sovrinten­dere alla forma significativa delle organizzazioni: da un lato, deve analizzare la coerenza e la vitalità delle forme che l'organizzazione manifesta e, dall'altro lato, deve raccomandare le forme più adatte"). Il che comporta, di necessità, una serie di corollari inerenti la "trasparenza", e le immagini identitarie e comunicative della "vita dell'organizzazione".

A ben vedere lo stesso saggio di Bruno Pinchard dedicato al Petrarca, in apparenza il più lontano dalla nostra traccia, ripropone in modi molto sottilmente efficaci il tema del "moderno" attraverso la storia del suo continuo inverarsi: Petrarca "inventa" letteralmente il libro moderno, ossia finalmente il libro dell'uomo . Nella sua poetica il libro, che non è un semplice oggetto, né un puro tramite, diventa una "concertazione", un nucleo autonomo di forze aggreganti, "una nuova legge che governa la significazione e che è imposta alla parola umana". Al centro del libro c'è Laura: "Lei sgorga da una disperazione che precede il desiderio, la disperazione dell'opera ".

Il fascicolo si arricchisce poi delle impegnative note di Andrea Battistini (sulla recente traduzione curata da Emilio Mattioli del De ratione dicendi di Juan Luís Vives), di Giovanni Infelíse (sulla sofferta dimensione esistenziale e poetica di Alda Merini), di Romeo Bufalo (sul pensiero immaginante in Diderot e Bachelard), infine di Elisabetta Ruffini (su una raccolta di saggi di Jean-Luc Nancy dedicata di nuovo al tema dell' immagine ).

Completa il numero un'assai ricca messe di recensioni e una breve "notizia" sulla situazione dell'estetica austriaca redatta da Francesco Cattaneo sulla scorta di una serie di interviste di recente raccolte in volume per la cura di Peter Mahr.

 

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