16/1997
Studi di Estetica
III serie
anno XXV, fasc. II

Alessandro  Serra

Presentazione

 

 

Il problema del "genio creativo" o semplicemente della "creatività" ha assunto un ruolo centrale nella riflessione psicologica contemporanea, certo in risposta ai reiterati, recentissimi tentativi prodotti dalle scienze naturali di chiudere il secolare dibattito techne-physis riducendo il primo termine al secondo.

In uno dei suoi ultimi lavori, summa autentica di cinquant'anni di ricerche, Hans Eysenck ha offerto una vera e propria "Storia naturale della creatività", considerando, insieme alle cause, tutti i fattori predisponenti a essa - proprio tutti, la gotta, i lutti precoci, l'attività solare, il fatto che gli scienziati grandi (high-ranking) si sposano tardi, "are not very interested in girls, marry late...", oltre naturalmente al celebratissimo "psicoticismo", soluzione definitiva dello sconcertante nesso arte-malattia.[i] Certo, l'ottimismo di Eysenck non sembra condiviso da molti psicologi, se si eccettua K.R. Jamison, convinta fautrice del rapporto "causale" depressione-arte.[ii] James Hillman, per esempio, insofferente di ogni cautela, ha rinunciato a qualsiasi mediazione tra natura e cultura, patrimonio genetico e ambiente, riproponendo con il suo Codice dell'anima(1997) l'antica teoria del genio come angelo o divinità minore, non necessariamente benefica.[iii] Anche troppo equilibrate, invece, le posizioni di Mihaly Csikszentmihalyi, trionfalmente accolte negli Stati Uniti,[iv] e quelle di Howard Gardner, che si prepara a concludere il trittico iniziato e proseguito negli scorsi anni con Intelligenze creative e Personalità egemoni.[v] Tra gli psicoanalisti, ancora una volta ai margini, continua a prevalere la tesi della bisessualità e dell'androginia creative, risalente agli anni dell'idillio Freud/Fliess.[vi]

Molti degli studi sopra citati si esprimono attraverso il genere della biografia o del "caso", una scelta che può suscitare qualche disagio in chi si aspetta dalle scienze, da quelle dure e pure soprattutto, che dettino leggi generali, possibilmente riducibili a formule. Ma non importa.

Più interessante sarà forse notare come l'estetica contemporanea non sembri animata dallo stesso entusiasmo per i concetti di "genio" e "creatività", che preferisce considerare in contesti storici determinati, come momenti della storia del pensiero, insieme ad altre categorie. I contributi ordinati e raccolti da Penelope Murray qualche anno fa, ma anche i lavori del convegno tenutosi lo scorso maggio a Napoli sul tema Ingenium, natura propria hominis, vanno appunto in questo senso, lo stesso cui si ispira il presente numero di "Studi di estetica", centrato sui rapporti tra le nozioni non sempre contigue di "genio" e "ingegno" quali si configurano in una tradizione aperta dal Problema XXX, 1 di "Aristotele".

Il numero, idealmente dedicato a Ernesto Grassi, si apre con un saggio sulla "mania ingegnosa", anche a illustrare l'importanza, sottolineata da Rita Messori, che il pensiero di Grassi ha avuto per i nuovi studi sull'ingenium in età moderna. Henri Meschonnic considera il concetto di clarté come supposto e oscuro "genio della lingua" francese, spostando il dibattito dalle qualità di un individuo, di un'opera o di un pensiero a un discorso e a un concetto generalissimi. Marie-Luce Demonet si sofferma sugli "ignoranti che compongono versi", quei prodigiosi e presunti artisti "senza ingenium ma brutalmente investiti da un effimero genius [che] alla fine del Rinascimento costituiscono l'occasione di scontro tra differenti concezioni del genio letterario". C.S. Lewis traccia la storia avventurosa, e a lieto fine, della parola wit, l'ingenium inglese. Stefano Gensini richiama l'attenzione sull'uso della nozione di ingenium inaugurato nei commenti rinascimentali della Poetica di Aristotele e protrattosi sino a Vico. Hans Poser, analizzando i componimenti presentati al Premio indetto dall'Accademia olandese delle Scienze nel 1768, studia "il genio come osservatore", proponendo il recupero del concetto di osservazione in seno a una rinnovata (epistemologicamente) ars observandi. Riccardo Campi considera il diverso uso, costitutivo di un diverso significato, dei concetti di ingenio e esprit in Gracián e Bouhours. Con il saggio di Fernando Bollino, dedicato all'idea di genio in Rousseau, tra avere e essere, l'accento si sposta sul concetto di génie in quanto contrapposto a ingenium - fase inaugurale di una concezione "romantica" del genio destinata a sopravvivere sino ai giorni nostri, spesso in forme degradate. Tedesco studia il concetto di Genie nel pensiero di Sulzer, che rappresenta un momento particolarmente importante della storia concettuale moderna del genio. La ripresa di due interventi di Leonardo Cozzoli su "Genio e belle arti in Kant" non intende semplicemente rendere omaggio alla memoria dello studioso prematuramente scomparso ma vuole riproporre una lettura poco nota, ma forte e pregnante, di alcuni aspetti del problema del genio in una fase davvero inaugurale dell'estetica contemporanea. Andrea Calzolari e Maria Rosa Torlasco analizzano l'idea di genio in Leopardi quale si sviluppa a partire dal 1821, in rapporto soprattutto alla teoria dell'assuefazione, mentre Susi Pietri, a partire dal Chef-d'oeuvre inconnu, sottolinea "l'ambiguità irreversibile del genio balzacchiano entro due estermi correlati e opposti, la redenzione estetica della 'vita' e l'afasia espressiva dell''arte'". Carlo Gentili, nel saggio che chiude il numero, dimostra infine come "la dottrina del genio, e il suo uso, si presentino come una delle molte vie lungo le quali seguire il formarsi del pensiero nietzscheano".

 

A. S.



[i] Cfr. H. Eysenck, Genius. The Natural History of Creativity, Cam­bridge-New York, Cambridge University Press, 1995.

[ii] K.R. Jamison, Toccato dal fuoco (1995), Milano, Longanesi, 1996.

[iii] J. Hillman, Il codice dell'anima, Milano, Adelphi, 1997.

[iv] Cfr. soprattutto. Creativity, Flow and the Psychology of Discovery and Invention, New York, Harper Collins, 1996. Nel risvolto di copertina l'editore annuncia che l'opera di Csiksentmihalyi ha "ispirato" Jimmy Johnson, allenatore dei Dallas Cowboys.

[v] Intelligenze creative (1993), Milano, Feltrinelli, 1994; Personalità egemoni, Milano, Feltrinelli, 1995.

[vi] Si veda per esempio il recentissimo Eros, di Joyce McDougall, Milano, Cor­tina, 1997, soprattutto capp. 2-4.

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